Sequestro dei beni di una commercialista trevigiana indagata per aver avallato la costituzione di due società cartiere che avrebbero permesso ad un imprenditore di Portogruaro, Mauro Ghezzi, 46 anni, di evadere l’Iva per tre milioni di euro. È la misura messa in atto nei giorni scorsi dagli uomini della Guardia di Finanza e dai funzionari dell’Agenzia delle Dogane di Treviso su disposizione del gip Umberto Donà. Sigilli su conti correnti, auto e immobili della professionista trevigiana per il suo ruolo determinante avuto nella vicenda. Lo stesso trattamento è stato riservato ad un docente universitario friulano che avrebbe ricevuto da Ghezzi un consistente pagamento in contanti per averlo aiutato a schermare al Fisco italiano il suo consistente patrimonio attraverso un trust intestato ad una giovane donna rumena. La commercialista trevigiana indagata, che attraverso i suoi legali ha proposto ricorso contro il sequestro, avrebbe in sostanza aiutato Ghezzi a costituire le due società Europa 3000 e Inter Pneus esistenti solo sulla carta. Le due aziende cartiera erano amministrate da due giovani rumene che, in termini semplici, fungevano da “teste di legno”. In altre parole erano solo dei prestanome che in cambio di una modesta somma di denaro si assumevano la responsabilità di ricoprire incarichi di amministratori. Entrambe le società avevano sede a Treviso (da qui la competenza territoriale della procura della Repubblica del capoluogo della Marca). In altre parole, secondo gli investigatori, le due società cartiera erano il fulcro dell’escamotage che ha permesso all’imprenditore di evadere l’Iva per tre milioni di euro. Singolare è il caso del docente universitario friulano di diritto tributario che avrebbe aiutato Ghezzi a difendere il proprio patrimonio attraverso un trust, un istituto del sistema giuridico anglosassone. Tra i beni nascosti al Fisco anche due immobili al mare. Il trust è stato sequestrato presso uno studio notarile di Pordenone ed era intestato, anche in questo caso, ad una giovane donna rumena ed aveva come fiduciario un commercialista di Pordenone. In altre parole, il trust prevedeva come beneficiari di due appartamenti di Bibione intestati a suoi parenti. L’indagine è nata da una verifica fiscale svolta dall’ufficio delle Dogane di Treviso dalle Fiamme Gialle e ha permesso di accertare l’esistenza di un collaudato sistema di frodi fiscali “carosello” finalizzato al ribasso fraudolento dei prezzi sul libero mercato grazie all’evasione dell’Iva. Il sistema fraudolento è stato realizzato con l’utilizzo di diverse società nazionali e comunitarie, ciascuna delle quali con un ruolo ben definito e funzionale alla realizzazione del sistema illecito. Le imprese cartiere venivano intestate a prestanomi, abitualmente donne e di nazionalità estera, che operavano contabilmente con la compiacenza della commercialista, acquistando solo formalmente pneumatici di origine cinese da fornitori comunitari al fine di caricarsi del debito Iva (poi non assolto) e di consentire così una indebita detrazione della stessa da parte delle ditte nazionali, destinatarie finali della merce, secondo le consuete modalità dei cosiddetti “caroselli fiscali”. L’indagine ha rivelato un innovativo meccanismo che consisteva nell’importazione degli pneumatici cinesi in un porto italiano, simulandone la spedizione in un Paese comunitario e il successivo rientro in Italia, con l’evasione dell’imposta e l’illecita costituzione di capitali all’estero.
Fonte: La Nuova Venezia