In un paesaggio caratterizzato da vaste pianure coltivate a vite, puntellate da piccoli borghi attraversati da fiumi di risorgiva, sorge a Belfiore di Pramaggiore l’azienda vitivinicola Borgo Stajnbech. Questo nome dai tratti inusuali si rifà a Steinbach - “ruscello delle pietre”, l’appellativo della frazione in epoca austroungarica. A pochi passi dal fiume Loncon, vicinissimo al meraviglioso Mulino di Belfiore, si può varcare la soglia di un’azienda profondamente radicata al territorio e alla famiglia.
In una uggiosa giornata di fine marzo, sono proprio i componenti della famiglia Valent Giuliano e Adriana a rischiarare l’atmosfera, accogliendo a braccia aperte alcune tra le più prestigiose firme della stampa enogastronomica italiana, venute per scoprire un’etichetta di grande equilibrio ed armonia: il 150 Lison Classico DOCG. La guida Gambero Rosso e ANSA, le riviste e testate online Cucina&Vini, Food&Wine, WineCouture, Fuocolento e La stanza del vino, ma anche l’influencer Winerylovers, nonché le nostre testate locali Portogruaro.Net ed il Bàcaro, hanno potuto concentrare l’attenzione sui piaceri della buona tavola “made in Lison-Pramaggiore”, grazie ad una degustazione verticale preparata appositamente per l’occasione dall’enologa di casa Rebecca Valent, seconda generazione della cantina con alle spalle già molti anni di formazione, inclusa un’esperienza in California come assistente enologo.
Calice dopo calice, profumo dopo profumo, vengono analizzate undici annate del 150 Lison Classico DOCG, vino più rappresentativo dell’azienda in termini di riconoscimenti e premi ma anche di territorialità. Il 150 Lison Classico DOCG origina dal vitigno storico Tocai Friulano al 100% mentre il suo nome è una dedica al nostro Belpaese, che nel 2011, anno in cui è stata riconosciuta la DOCG, festeggiava i 150 anni della sua unità. Presenta un classico colore giallo paglierino, ma con delicati riflessi verdognoli. All’olfatto risulta intenso, con note floreali di tiglio, glicine e acacia. Al palato è complesso con note acide ed agrumate. L’alcool non è preminente, grazie ai 9 mesi di affinamento in bottiglia prima di essere commercializzato. Si nota, nell’esposizione professionale di ogni annata da parte dell'Enologa e nei preziosi aneddoti regalati dal titolare, la passione per un lavoro antico, fatto di sacrificio e tanto attaccamento alla propria terra, tutelata in ogni modo per garantirne autenticità.
Terminata la degustazione è tempo di abbinamenti con i piatti tipici della cultura veneta: tortino primavera, sopa coada, cotechino e purè, dolci fatti in casa. Un’esplosione di gusti accesi ben amalgamati alle note a volte delicate delle diverse etichette della cantina. Conclude la giornata una visita al sito di produzione, che da qualche anno è strettamente connesso ad una sala d’accoglienza per visitatori curiosi o esperti conoscitori di vini, e una passeggiata in vigna. A sorprendere tutti non poteva che essere una - enorme - chicca di questa cantina: una mastodontica panchina gialla immersa nei vigneti. Uno alla volta i giornalisti sono tornati bambini e si sono inerpicati su questa geniale trovata promozionale. La panchina è infatti parte del “Big Bench Community Project”, il progetto internazionale ideato dal designer statunitense Chris Bangle volto a promuovere e favorire i territori, le comunità locali, il turismo e le eccellenze artigiane. Il manufatto di due metri e mezzo per tre è liberamente accessibile ventiquattro ore su ventiquattro e i visitatori vengono invogliati a visitare tutte le oltre 300 panchine presenti in tutto il mondo grazie ad un passaporto da timbrare: un segno tangibile dello spirito creativo e innovativo che viene messo da questa azienda nel valorizzare la terra e i suoi frutti.