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Il primo miele di Val Grande: così le api rigenerano la biodiversità dell’oasi
20-08-2025 - Bibione

A meno di un anno dall’apertura, l’Oasi Naturalistica Val Grande di Bibione vede nascere il suo primo miele. Un’“edizione limitata”, veramente biologica e dalle proprietà organolettiche uniche, il cui valore è soprattutto ambientale.

La commercializzazione, e quindi la possibilità di condividerlo con i visitatori, non è infatti che una felice conseguenza di un progetto più ampio, che vede le api già protagoniste attive della rinascita del paesaggio naturale.

 

Una colonia di api al lavoro per la biodiversità

Nel cuore della Val Grande, oggi sono presenti circa venti arnie: una vera e propria colonia se si conta che un solo alveare, in massima attività, può contenere fino a centomila api. La loro messa a dimora, prevista sin dall’avvio dei lavori in valle, si è concretizzata lo scorso autunno con collaborazione degli apicoltori di Api in Fattoria, segnando un passaggio cruciale per gli obiettivi di rinaturalizzazione dell’Oasi.

 

In atto una significativa riconversione ecologica

«Il nostro primo obiettivo non era produrre miele, ma rigenerare l’ampio prato di Val Grande – spiega il naturalista Giosuè Cuccurullo –. Le api sono eccellenti impollinatrici e la loro presenza è fondamentale per accelerare la formazione di un prato stabile: un’azione chiave per aumentare la biodiversità».

L’area interessata (circa sette ettari, ndr.) è stata oggetto di una riconversione ecologica importante: si è passati da tre sfalci meccanici all’anno (senza rimozione della biomassa) a un solo sfalcio tardivo con asportazione del fieno, divieto di calpestio e, in futuro, pascolo controllato di cavalli. Un nuovo equilibrio che ha già portato segnali concreti: tra i tanti, il ritorno della Primula Farinosa, fiore alpino scomparso dalla valle da oltre vent’anni.

 

Api più sane e resistenti alla varroa, e miele extra-naturale: il modello Val Grande fa già scuola

Il miele raccolto in Val Grande è esclusivamente di esubero, ovvero non necessario alle api. 

La smielatura primaverile, più cremosa e intensamente cristallizzata, deriva dai fiori spontanei: tarassaco, salice, biancospino, primule, pratoline. Quella estiva, rinominata “Laguna” raccoglie invece i nettari delle barene e degli arbusti lagunari, con un gusto, dolce e leggermente salato al naso, che non si osserva in nessun’altra qualità di miele.

«È un prodotto che racconta Bibione e la Val Grande – spiega l’apicoltrice Tiziana Moretti –. Le api si nutrono solo di piante spontanee, non trattate, all’interno di un ecosistema completamente protetto. E proprio per questo sono più sane, più robuste, non necessitano di essere alimentate dall’apicoltore e riescono persino a gestire naturalmente la presenza dei parassiti più problematici, come la varroa. Qui è l’ambiente stesso a garantire benessere all’alveare».

L’inserimento delle api in questo contesto ha infatti anche un’importante valenza scientifica. In un ambiente naturale e incontaminato, è possibile studiare come le condizioni ecologiche influenzino non solo la produzione di miele, ma soprattutto il benessere stesso delle api. Un’opportunità preziosa per comprendere come tutelare al meglio una specie oggi a rischio e, al contempo, vitale per l’equilibrio degli ecosistemi.

 

Bontà a sostegno della natura, con visite guidate mensili

Il miele prodotto in Val Grande è disponibile in quantità limitata e può essere acquistato, fino a esaurimento, presso la biglietteria dell’Oasi (ingresso da via Baseleghe 2, Bibione). Non solo, ogni mese è possibile partecipare a visite guidate in compagnia di apicoltori esperti, per scoprire l’affascinante mondo delle api e degustare il miele prodotto in loco.

Un’occasione per portare a casa un assaggio autentico della biodiversità dell’Oasi, e diventare parte di un progetto che fa bene alla natura.

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