Le barene della Laguna di Caorle sono l’oggetto di un innovativo studio svolto dai ricercatori dell’Università degli Studi di Padova e gli operatori del Consorzio di Bonifica del Veneto Orientale nell’ambito del progetto europeo Interreg Italia-Slovenia ECO2SMART. Le barene sono quelle piccole isole erbose presenti negli ambienti lagunari che vengono sommerse regolarmente dalle maree. Sono ambienti di grande valore naturalistico, che forniscono molti benefici come il sequestro di carbonio, la capacità di smorzare la forza delle onde riducendo l’erosione costiera e la funzione di riparo e fonte di sostentamento per una grande varietà di organismi, animali e vegetali; ad esempio i piccoli canali e insenature delle barene costituiscono un luogo sicuro e ricco di nutrimento per gli avannotti di pesci, come ad esempio orate, cefali e branzini. Con la bonifica di Vallevecchia, negli anni ’60, una vasta superficie di barene è stata persa e così, nel 2010, nel basso fondale davanti alla foce di Baseleghe sono state create due barene artificiali tramite la movimentazione di sedimenti, da unirsi a quelli naturali già presenti. Obiettivo dello studio di ECO2SMART è stato quello di analizzare l’evoluzione dei suoli e della vegetazione che hanno sperimentato le barene artificiali, confrontandoli con le corrispettive barene naturali, per capire l’efficacia degli interventi di ripristino ecologico. I risultati mostrano che nelle barene artificiali si raggiungono quote del suolo decisamente più elevate (da 30 a 160 centimetri sopra il livello del mare, contro i 30-55 delle naturali). Le barene naturali ospitano piante specializzate a sopravvivere all’alternanza di sommersione in acqua salmastra e siccità, come la Salicornia e il Limonio. Le barene artificiali, invece, mostrano una biodiversità differente, più variegata e stratificata sulla base della quota. Se fino a 75 cm sul livello del mare si possono ritrovare le stesse specie delle barene naturali, sebbene in quantità minore e spesso in tappeti monospecifici, più in alto compaiono piante terrestri e persino alberi come il pioppo, l’olmo e la tamerice, non caratteristici di questi ambienti.

Le aree di barena naturale ad alta biodiversità sono inoltre quelle nelle quali sono stati ritrovati livelli maggiori di carbonio organico nel suolo, importante indicatore per la mitigazione del cambiamento climatico. Al contrario, valori molto minori, circa la metà, sono stati misurati per i suoli delle barene artificiali.

Pur se lento, il processo di rinaturalizzazione delle barene artificiali si sta dimostrando graduale, pertanto i ricercatori ritengono che interventi meccanizzati atti a riportare i suoli delle barene artificiali alla quota corretta potrebbero essere troppo invasivi e andare a rompere il fragile equilibrio che si sta instaurando. Inoltre l'innalzamento del livello del mare, previsto nei prossimi decenni, andrà a sommergere le aree ora non raggiunte dall'alta marea, favorendo la naturale transizione verso un ambiente di barena anche nelle aree ora coperte da alberi e arbusti. Insomma, bisogna lasciare che la natura faccia il suo corso.

L’innalzamento del mare, quindi, da un lato rappresenterà una sfida per l'agricoltura e la vita quotidiana nelle zone costiere, dall'altro contribuirà alla rinaturalizzazione di questi ambienti e offre un'opportunità unica per studiare la loro 'evoluzione e i benefici che possono offrire in un futuro in cui la gestione delle aree costiere diventerà sempre più complessa.