L’industria manifatturiera ha un effetto positivo, diretto e indiretto, sul tessuto socioeconomico veneto, oltre ad avere un impatto importante nella vita delle persone. Automotive, alimentare, energia, aerospaziale e così via, non c’è settore dove le imprese manifatturiere negli ultimi anni non abbiano portato valore e innovazione. Per questo è importante valutare lo stato di salute del settore, non solo dal punto di vista economico, ma anche verificando la propensione degli imprenditori alla “crescita”. E su questo, i capitani d’azienda veneti hanno un’idea molto chiara: secondo l’ultimo Osservatorio MECSPE, la principale fiera dell’industria manifatturiera organizzata da Senaf con tappa straordinaria a Bari dal 23 al 25 novembre alla Nuova Fiera del Levante, quasi tre su quattro hanno in programma un percorso di crescita entro i prossimi due anni. In particolare, quasi la metà ha intenzione di farlo ampliando la produzione in nuovi settori, quasi un terzo crescendo dimensionalmente, e il 21% puntando sull’internazionalizzazione. Non solo, tanti imprenditori (ben il 28%), sempre nei prossimi due anni, guardano con interesse alle operazioni straordinarie come fusioni e acquisizioni (M&A). Per quanto riguarda le modalità per reperire le risorse economiche, sebbene la maggior parte attingerà dal capitale già a disposizione (45%), sono in aumento le aziende che valuteranno la partecipazione a bandi pubblici (24%) e l’ingresso di nuovi soci (15%).
Cosa può spingere gli imprenditori a investire per rendere le imprese più digitali, green e con competenze adeguate? Sicuramente gli aiuti economici hanno un ruolo fondamentale ma su questo ci sono luci (molte) e ombre: il 64% delle imprese ha infatti già usufruito degli incentivi statali Industria 4.0 e quattro su dieci hanno investito oltre 500mila euro, con il 12% che ha superato i 3mln di euro. Eppure, secondo gli imprenditori, le misure adottate non bastano, ma non si tratta di una bocciatura completa: più della metà giudica i provvedimenti insufficienti ma comunque importanti per l’innovazione, mentre solo per il 13% sono totalmente inadeguati.
Guardando agli incentivi che le imprese richiederanno nel 2023, il più gettonato è il credito d’imposta beni strumentali per la trasformazione digitale (41%), seguito da quello formazione 4.0 (38%) e dagli incentivi per l’innovazione area ricerca e sviluppo (30%).
“Per supportare il processo di digitalizzazione delle aziende italiane, i competence center istituiti dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, oggi hanno un ruolo importante – afferma Federico Ravasio, Responsabile comunicazione di MADE Competence Center – Le imprese, attraverso MADE 4.0, possono accedere a due importanti strumenti di finanziamento a fondo perduto. Il primo riguarda i servizi standard come corsi di formazione, consulenza su innovazione tecnologica di prodotto e processo, proprietà intellettuale, accesso al credito, etc. Il secondo è un bando per progetti di innovazione di ricerca industriale, studio di fattibilità e sviluppo sperimentale. Gli imprenditori avranno così a disposizione 14 mln di euro di risorse e potranno trovare tutti gli strumenti e le competenze idonee per attuare i propri progetti di transizione digitale sostenibile.”