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La cultura è nelle idee
A4: fermate la strage!
26-09-2016: Mai come nell’estate 2016 il tratto dell’A4 Latisana-San Donà di Piave ha fatto tanti morti e feriti. Urge la terza corsia, ma le prospettive non sono affatto buone

Il 14 giugno 2016 va a fuoco un camion: traffico in tilt e ore di coda. Il 5 luglio perde la vita in un incidente il politico Fievoli. Il 19 luglio scontro tra camion. Il 28 luglio un’automobile tampona un Tir. Il giorno successivo ennesimo tamponamento. Il 3 agosto scontro tra auto con diversi feriti. Il 10 agosto ancora traffico in tilt e code lunghe chilometri. Il 5 settembre dodici chilometri di coda a causa di un camion incidentato. Non è un bollettino di guerra (o forse sì, se visto da un certo punto di vista) ma la cronaca quasi giornaliera degli incidenti avvenuti nell’estate 2016 nel tratto di A4 Latisana-San Donà di Piave. Una sequenza impressionante di sinistri che ha letteralmente messo in ginocchio l’autostrada più trafficata del nostro comprensorio, provocando morti e feriti oltre a giornate intere di disagi ad automobilisti e camionisti. Una situazione, questa, non più tollerabile. Una piaga che si è fatta infezione e che va curata al più presto; nel caso contrario continueremo ad aggiornare il bollettino con incidenti mortali e code lunghe decine di chilometri.

QUALCHE CIFRA
Ma perché questo tratto di autostrada è così pericoloso? Anzitutto per il traffico. Autovie Venete ha registrato infatti un aumento sostanziale del traffico nella prima parte del 2016 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In particolare i veicoli transitati da gennaio a maggio del 2015 sono stati 16.652.877 a fronte dei 17.608.520 (aumento del 5,74%) transitati dal 1° gennaio al 29 maggio di quest’anno. Sono aumentati, poi, sia il transito dei veicoli leggeri: +5,96% che quello dei veicoli pesanti: +5,14%. Appare evidente, dunque, come questo incremento del flusso di vetture e di camion abbia portato a un’inevitabile congestione - e di conseguenza all’aumento del rischio di incidenti - dell’autostrada stessa, “famosa” oltretutto per essere un’autostrada che nel tratto San Giorgio di Nogaro-San Donà di Piave possiede ancora due sole corsie per senso di marcia. Sessanta chilometri, circa, tra i più trafficati d’Italia in cui non esiste una terza corsia e in cui i lavori di ampliamento sono stati costantemente rimandati negli anni o cancellati del tutto.

QUALCOSA SI MUOVE… A RILENTO
La presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, (nonché commissario per l’emergenza della mobilità riguardante l’A4) lo ha dichiarato più volte: “In autunno partiranno i lavori di ampliamento per la terza corsia da Alvisopoli di Fossalta di Portogruaro a Gonars”. Il lotto in questione è lungo 26 chilometri, avrà un costo di circa 400 milioni di euro e prevede undici sottopassi, otto cavalcavia e diversi attraversamenti fluviali. Va detto che del vecchio piano finanziario del 2009 finora è stato realizzato solamente il lotto che va da Quarto d’Altino a San Donà di Piave ma il tratto San Donà di Piave-Portogruaro è ancora congelato e le prospettive, ad oggi, sono di un suo completamento per il lontano (ahinoi!) 2023. Ma è davvero così importante la terza corsia? Per rispondere a questa semplice domanda non basta far altro che “appoggiarci” ai dati oggettivi di Autovie Venete: nel tratto in cui la terza corsia è già attiva, quello tra Quarto d’Altino e San Donà di Piave, gli incidenti sono diminuiti di 2/3 rispetto a prima. Da gennaio a giugno 2011, infatti, gli incidenti registrati su questo particolare tratto di autostrada sono stati 28 con 26 persone ferite e 2 decessi. Da gennaio a giugno 2016, invece, gli incidenti sono stati 9, con 12 feriti e nessuna persona deceduta.

UNA STRAGE (IN)EVITABILE
Chiudo questo mio editoriale con un esempio purtroppo amaro. Un esempio di ritardi, errori e… di un triste epilogo. E’ l’8 agosto del 2008. Nei pressi di Cessalto un camion sbanda di colpo, abbatte lo spartitraffico dell’autostrada, invade la carreggiata opposta e inghiotte un’automobile e un altro camion. L’incidente è una vera apocalisse: sette persone decedute e una sequenza video (fatta dalle telecamere dell’autostrada) che fa il giro dei telegiornali nazionali. E’ il 2011. A tre anni di distanza le carte dell’inchiesta ci dicono che quell’incidente era prevedibile e che Autovie Venete era nelle condizioni di poterlo evitare: il camion che sbanda, infatti, non avrebbe invaso la carreggiata opposta se nello spartitraffico vi fosse stata una barriera con classe di contenimento analoga a quella installata negli altri tratti dell’A4. La barriera lì sistemata aveva una capacità di contenimento molto ridotta, pertanto il salto di carreggiata era un evento prevedibile e vi erano tutte le conoscenze tecniche per evitarlo. La società, oltretutto, era stata già sollecitata in varie occasioni a sostituire le barriere tra Quarto d’Altino e Portogruaro ma l’adeguamento era iniziato soltanto a metà del 2008 partendo però dal bordo laterale anziché dallo spartitraffico.

 

(tratto da: Portogruaro.Net Magazine settembre/ottobre 2016)

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