Giulio Bornancin è l’autore della lapide donata dal professor Antonio Venturin per ricordare i 185 minatori morti nel tragico scoppio di grisu nelle miniere di Arsia ed Albona il 28 febbraio 1940. Due mani impugnano due bandiere, quella Italiana e quella Croata. L’evento ricordato è scritto in italiano e in croato. Viene citata la frase voluta dal presidente dell’Associazione “Veneziani nel Mondo”, dottor Bruno Moretto”. A dire il vero manca il nome di Antonio Venturin, vero protagonista di questa lapide, perché in tanti siamo testimoni di quanto il professore ha fatto e si è adoperato, prodigandosi in una situazione fisica di miocardiopatia dilatativa e sicuramente consapevole di essere alla fine. Un infarto lo stronca sotto il campanile di Portogruaro, alla vigilia dell’inaugurazione della lapide dove le autorità italiane e croate hanno espresso grande apprezzamento per il talentuoso scrittore. Antonio ha lasciato una lettera nella quale ringrazia Giulio Bornancin e Bruno Moretto e quanti si sono adoperati per questa lapide per non dimenticare il tragico evento, compreso il coro “Le Castellane” che hanno cantato per Toni e il dottor Piero Turco e Media 24, televisione portogruarese e del territorio che lo ha visto protagonista nello sport e nella cultura. Giulio è un artista, e la sua ricerca spazia in un figurativo che esprime la poesia della tematica. Un momento creativo lo realizza sicuramente nelle opere su commissione ma il suo cuore lo riserva alle opere scultoree dove il volto e le mani raccontano espressioni umane profonde. So che ama studiare la figura umana scolpendo in diretta ispirandosi a modelle per fare il volto della Madonna. Io lo ho osservato con quanto religioso sentimento esprimeva mentre restaurava l’Altare della Madonna della Salute, il primo alla sinistra dell’Altare Maggiore; era cosi concentrato nel suo delicato lavoro che io ho sentito l’ispirazione di coglierlo e gli ho realizzato un ritratto a sua insaputa.