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Annotazioni
“De minimis non curat praetor”
09-07-2012: Chewing-gum, sterco, cicche?

Cesare Marchi, un glottologo tra i più editati in Italia, ha scritto «Siamo tutti latinisti» pubblicando 500 parole «che ogni giorno prendiamo dal latino senza saperlo». Edito da Rizzoli nel 1986, è stato ripubblicato anche recentemente. Il sottoscritto ha una memoria intermittente: a pause di pochi secondi di buio, a volte mi balena in maniera limpida una qualche reminescenza dei miei “latinucci”, per dirla con l’eccelso Ippolito Nievo. Ed un baleno era appunto: “De minimis non curat praetor” Un latino leggibile: il pretore non si occupa di cose piccolissime. Potremo anche tradurre dicendo che il Sindaco non si occupa di inezie. Nella silloge dei latinismi di Marchi, non ho trovato questo detto del “Praetor”; per sicurezza l’internet me l’ha invece confermato. Qualcosa mi funziona ancora.
Dunque Antonio Bertoncello, nume tutelare della sicurezza e dell’ambiente, oggi è occupato in ben altre faccende, molto importanti per i cittadini: sta vedendo il Pat (Piano di assetto del territorio) una potenziale bomba a orologeria perché di fatto è un vero e proprio piano regolatore. Bertoncello vigila: che non capiti che miracolosi interventi non rendano edificabili terreni alberati, verde adiacente al centro, territori con edifici asfissianti vicini al fiume Lemene. Ci fidiamo di Bertoncello. E del resto, un tempo “verdissimo”, c’è anche l’assessore Ivo Simonella che, memore delle antiche campagne per la salvezza dell’ambiente, ha occasione ora di risfoderare i suoi vecchi ideali. Non crediamo che siano tanto vecchi da essere rinsecchiti. Oggi poi abbiamo anche il “frigidaire”. Dicono che tutto si mantiene a lungo nel frigorifero. Non è così? E poi, mi pare, che il sindaco pensi a un Liston nuovissimo, che sarebbe cosa gradita. Tanto più che quel Liston un tempo protetto anche da una ringhiera di ferro e calpestabile soltanto da scarpini di nobili, oggi può essere impunemente calcato anche da piedi proletari, salvo non inciampare (come è successo con spese di risarcimento a carico del Comune, se ricordo bene). Un Liston nuovo sarebbe cosa ottima sul piano ambientale e della sicurezza. Per non dire poi delle piste ciclo pedonabili, area del Vice sindaco Luigi Villotta, attento assessore ai lavori pubblici, e impegnato della sicurezza di quella che lui con parole affettuose chiama la “nostra gente”. Per “nostra” spero che non si intenda come “possesso affettuoso dei soli assessori”. Le virgolette sono mie. Arrivo al dunque. Le inezie del titolo non sono proprio inezie, ma nelle Nazioni civili vengono considerate problemi da combattere, per la difesa dell’ambiente. E aggiungiamo la cura del fondo dei sottoportici: non credo che questa messa a punto spetti al Comune. Penso però che il Comune possa in qualche modo intervenire perché, specie nel sottoportici antistanti i tanto decantati palazzi gotici e rinascimentali di sogno, il proprietario – se gli spetta – spenda quattro soldi o anche otto, per il fondo del sottoportico. E’ da dire che solo una minoranza non si accorge che il loro fondo è una brutta simbiosi tra asfalto vetusto e sbrecciato e pietre slabbrate o nascoste. Oltre che estetico è anche un problema di sicurezza. Tanti lo hanno capito. Pochi no. Poi i resti della gomma americana. Neri, calamitati ferocemente a terra, della grandezza di un euro oppure dei sottomultipli, 5 o un centesimo. Tra duecento anni questi resti maleducati di cewing-gum saranno un bel rebus per i futuri archeologi. Di cosa si tratta? Apriranno laboratori specializzati per conoscere la natura di queste schifezze e la strana capacità della loro durata. Per la storia dei cani sembra a volte, percorrendo i portici, essere ritornati agli anni ’40 del secolo scorso quando “pestaggi” di escrementi di cani a quattro e a due zampe, era una esperienza quasi quotidiana. Esiste una legge che bisognerebbe far rispettare. Per le “cicche” la cui durata è stata calcolata in cinque anni, non mi sembra che per il momento sia prevista una ammenda, magari pesante, per chi le getta per terra. Speriamo che arrivi. Ma tutte queste “inezie” rispetto ai grandi problemi, a paragone dei grandi avvenimenti territoriali comunali, rimangono pur sempre problemi dei cittadini elettori, problemi piccoli, ma problemi da risolvere. Ci vorrebbe un vigile fisso nel centro storico. Sappiamo che sono pochi. Qualcuno sarà utilizzato come impiegato, per rispondere alle esigenze di quella “dea” infernale che è la burocrazia quando è applicata in maniera quasi punitiva contro i cittadini. “L’avvisiamo che se entro 30 giorni… saremo costretti a usare tutte le vie per fare rispettare… eccetera”. Non occorre minacciare. I proletari italiani, che sono una maggioranza, in genere sono ottimi pagatori di multe, sanzioni, ticket, anche troppo. Basta vedere la finanziaria. Sicurezza estiva, sicurezza nelle frazioni. Si dice. Gli uffici demografici sono vicini alla sede stupenda dei Vigili Urbani, aperta a quel delizioso parco alberato della Villa Comunale. All’anagrafe consta che nel centro urbano ci sono dai 17 ai 18 mila abitanti, con circa diecimila anziani. Non hanno diritto a un vigile fisso, continuo, meticoloso per ovviare, o avviare i cittadini a rispettare gli altri cittadini, in merito alle gomme americane, agli escrementi, alle cicche, ai percorsi di guerra di tratti di sottoportici?
Certo si può sopravvivere, come avveniva settant’ anni fa. Ma è questione di grado di civiltà. Oggi a che livello ci troviamo?

Ugo Padovese

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