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Annotazioni
Il mulino antico di Stalis a Gruaro
13-09-2011: Nel progetto “Sulle tracce di I. Nievo”

I Comuni di Gruaro, Cordovado e Sesto al Reghena, domenica 5 giugno 2011 hanno coniugato il 150mo anniversario dell’Unità d’Italia con un incontro festoso e ricco di iniziative, nel verde “angolo di paradiso” con epicentro l’antica architettura del Mulino di Stalis (XV sec.) a Bagnara di Gruaro. Il manufatto conserva una struttura molitoria, che ricorda le teorie di Vitruvio (I sec. d.C.), al centro di un’isoletta bagnata da due rami del fiume Lemene. L’edificio è stato restaurato con fondi dell’Unione Europea, in vista di un progetto più ampio di turismo culturale, che insegue luoghi di memoria legati allo scrittore I. Nievo: il Molino di Stalis a Gruaro, la fontana del Venchieredo a Sesto al Reghena, i Prati della Madonna, il Castello e il Duomo Vecchio a Cordovado; e ancora il Centro storico e il Parco verde delle Parz a Teglio Veneto, l’indimenticabile Castello a Fratta di Fossalta di Portogruaro e infine il centro storico di Portogruaro.

I lettori ricorderanno la sottile ironia con cui il Nievo si sofferma su Portogruaro: “piccola Venezia”. Il luogo dell’incontro un vero “angolo di paradiso”: per il panorama che include salici, gelsi, querce, ontani, betulle. Alberi di frequente scelti per il nido dall’Airone cinerino, dal Martin pescatore, dalla Gallinella d’acqua, dal Pendolino (che preferisce il salice bianco); e ancora dal Rigogolo, o Merlo giallo, che prende atto del progresso o come tale ritenuto, e utilizza per il suo nido anche frammenti di plastica. E infine il piccolo “Codibugudo” che francescanamente nidifica sui rami nudi o in cespugli spinosi.

Una sessantina di artisti espongono all’aperto quadri e sculture, sul tema suggestivo: “Il mormorio dell’acqua rendeva armonico il silenzio” – Confessioni di un italiano di I. Nievo cap. III. Notevole il livello della manifestazione artistica: tutti o quasi gli stili rappresentati. Incontriamo alcuni portogruaresi: Giancarlo Venturi detto Astra con tre quadri di pesci, in maniera informale astratto–figurativa; Paolo Pinni con vedute astratte; Paul Antoine Infanti di Sesto al Reghena è pittore e incisore di rilievo. Tra i visitatori conosco Olivo Bortolussi di Gruaro, classe 1920, uno degli ultimi reduci di El Alamein. Dice di aver conosciuto Rommel, la volpe del deserto e di avergli stretto la mano. “In Africa, sabbia, sole e sete – ricorda il reduce – e un grande desiderio di tornare a casa: ora sono felice”.

Mi presentano Luigi De Carli di Villotta di Chions; sa che sono di Portogruaro e mi chiede se ho qualche conoscenza della tragica esecuzione di suo nipote, Mario Lovisa , anni 19, “sparato” alla testa da due fascisti veneziani nel settembre del 1944 alla periferia di Portogruaro. Chi scrive queste note abitava in una casa popolare di Borgo San Francesco a Portogruaro: “Avevo 10 anni, ero solo in casa e mi ero affacciato alla finestra del cucinino, per vedere se mia madre stava tornando a casa per la strada che divideva in due il borgo. Vidi invece passare un terzetto verso la campagna. In mezzo un giovane . Seppi il suo nome soltanto l’indomani: Mario Lovisa di Villotta di Chions”. Era stretto tra due adulti in borghese, uno zoppicante. Lovisa fu “giustiziato” con un colpo di pistola alla testa in una strada periferica dove ora sorge la sede di un Istituto scolastico. Sul posto lo ricorda un cippo; una lapide nella scuola “Dario Bertolini”, frequentata dalla vittima.

Questo il racconto dello zio De Carli:
“Mario era stato fermato una sera in una via del suo paese da una squadra di fascisti. Era con amici, ma lui solo non era riuscito a fuggire in tempo. L’indomani fu inviato a Portogruaro, sottoposto a un veloce processo farsa, accusato di essere una spia dei partigiani e condannato a morte”. Seguì subito il colpo mortale di pistola alla tempia in periferia. “Io credo – pensai – di essere stato l’ultimo o tra gli ultimi a vedere ancora vivo il Lovisa”. I due assassini dopo l’aprile del ’45 furono associati nelle carceri veneziane. Si sa che lo “zoppo” qualche anno dopo chiese la grazia, che però gli venne negata.
Mario Lovisa era figlio unico e la madre lo pianse fino all’ultimo giorno della sua vita.

Alla festa incontro Annamaria Coassin, classe 1928, di Sesto al Reghena, insegnante elementare. Ricorda di essersi diplomata all’Istituto magistrale Sacro Cuore di Portogruaro, “dove anch’io ho avuto occasione di insegnare filosofia negli anni ’60 del secolo scorso”. “Erano tempi duri, ricorda la maestra Coassin: primo incarico a Brussa di Caorle che dovevo raggiungere in bicicletta come più tardi Jesolo”. Conclude la carriera a Milano e torna a Sesto al Reghena. Dopo trent’anni tre ex allieve di Milano vengono a trovarla al suo paese. E’ un episodio che la commuove ancora.

Il clou dell’incontro nel “paradisiaco” spazio di Stalis con la presentazione del libro “Va, pensiero…ricordi di guerra dei gruaresi”. Autore Antonio Venturin, noto da anni per una serie di saggi storici e sportivi e per la collaborazione con un mensile locale. I suoi “ritratti” sono esaustivi ed eleganti, in uno stile asciutto e originale. Il testo è stato illustrato dai disegni di Giorgio Fagotto, noto per la sua originale tecnica del “lapis velocissimo” con cui disegna i volti delle persone, in diretta, senza pause o cancellature.

Il progetto di valorizzazione turistica e ambientale di ambiti individuati tra i paesaggi neviani, è denominato: “C’era una volta il mare, acque sorgive e paesaggi della memoria, ovvero il futuro del turismo culturale tra Veneto Orientale e Friuli Occidentale”.
E’ incluso in un programma della Comunità Europea.

Ugo Padovese


(immagini di Fotoreporter - Portogruaro)

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