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Dal Duomo alla Porta di S. Gottardo
Un percorso di visita in città

Proseguendo lungo via Martiri della Libertà si può notare sulla destra, al civico n. 68, casa Pasquale, della seconda metà del sec. XV, con tre archi gotici al pianterreno e cinque belle monofore al primo piano. poco più avanti, sulla sinistra, tre magnifici esemplari dell'architettura portogruarese del sec. XV, che hanno saputo unire in maniera armonica lo stile gotico dei grandi arconi al gusto rinascimentale delle facciate. il primo è il palazzo Muschietti, con l'elegante quadrifora con archi rinascimentali e colonnine con capitello ionico. Se sulla facciata principale sono rimaste pochi frammenti della decorazione, migliore è la situazione della facciata che dà sul giardino, anche se rispetto alla descrizione del Bettoni nel 1818 il trascorrere del tempo ha lasciato il segno.
Comunque si possono ancora vedere un fregio con frutta a livello del sottotetto, e raffigurazioni allegoriche: una figura (satiro?)con bilancia, la Nobiltà, la Tragedia, una scena di sacrificio. I dipinti di buona qualità, sono di scuola veneta della fine sec. XV inizio XVI.
Il palazzo Fasiolo, sede dell'Ufficio del Registro, al civico n. 31 conserva sul lato destro un affresco devozionale della Madonna con Bambino che la critica, anche per il precario stato di conservazione, non è riuscita a situare cronologicamente.
Sul lato destro palazzetto Fratto, in cui soggiornò anche Ippolito Nievo, ospite dello zio materno Augusto Marin. la casa risale al XV sec. ed è stata trasformata nel XVIII sec. quando vi abitò la famiglia Bettini, i costruttori d'altari. La facciata è caratterizzata da tre finestre contigue, di cui la centrale con arco centinato.
Subito prima di questo, casa Tesolin - Gottardis. Sulla facciata si possono notare un fregio a girali d'acanto a livello di sottotetto, e un motivo geometrico che alterna rombi bianchi ad esagoni rossi. La decorazione è assegnabile alla fine del sec. XV. Proseguendo, sempre sulla destra, casa Longo, al civico 36, in cui il recente restauro ha messo in luce sia elementi di composizione architettonica precedente, specialmente negli archi, sia tracce della decorazione ad affresco, nella facciata e negli intradossi degli archi. A seguire la casa al civico 30, del sec. XVI, con antiche colonne classiche in marmo cipollino e capitelli paleocristiani del VI secolo. Ricco di architrave in legno intagliato. Edificio pregevole, me in buono stato di conservazione. Sulla sinistra si erge imponente il palazzo De Götzen, del sec. XV. Sui tre grandi archi gotici si innesta la facciata movimentata da due ordini di finestre, su cui spicca l'armoniosa quadrifora del piano mobile. Scomparsa quasi del tutto la decorazione della facciata, che il Bettoni ricordava affrescata con molti fregi con fiori, frutti e teste di buon disegno, qualcosa si può ancora notare nel sottoportico: motivi floreali e figure, festoni di fiori e frutta, riquadri a finti marmi.
Subito dopo, il Liceo Classico Statale "XXV Aprile" recentemente restaurato dall'Amministrazione Provinciale di Venezia. Qui, fino al 1794, ebbe sede l'Ospedale di S.Tommaso dei Battuti. Nel corso dei lavori sono venuti alla luce, al piano terra, degli affreschi assegnabili al sec. XVI. Si tratta di un fregio ornamentale su cui, sul fondo rosso, campeggiano putti e satiri musicanti, cavalli fantastici e teschi umani. All'estremità destra un ritratto virile, a sinistra un blasone nobiliare. La facciata rivolta verso le scuole elementari era così descritta dal Bettoni: è tutta dipinta a fresco, con fregi alla Raffaello, corrosi dal tempo, e vi è l'Apparizione di Nostro Signore alli Apostoli, ove son quattro le figure ben conservate e di buon pennello. Di questi affreschi non è rimasta traccia.
Di fronte sorgono le scuole elementari "I.Nievo", progettate dall'ing. Antonio Bon e aperte nel 1885. su quest'area sorgevo la chiesa di S.Francesco, con annesso convento. la chiesa fu voluta dal vescovo francescano Fulcherio di Zuccola che, il 10 maggio 1281 concesse a fra Guglielmo, ministro della provincia di S.Antonio della Marca trevigiana, un terreno di proprietà vescovile per edificare la chiesa, il chiostro, il dormitorio, le altre officine, l'orto, il giardino e la casa che aveva cominciato a costruire. Questo terreno era posto iuxta portam superiorem, quae vadit ad Portum veterem, e confinava a est e a nord con il murus et terraglius Communis, a sud con la proprietà degli eredi di certo Pertoldo, a ovest con la strada pubblica. A ricordo della generosità del vescovo, sull'architrave della chiesa fu scolpita questa iscrizione: questa Giesia cum tutto el convento fu fundata dal reverendissimo Frate Fulzerio de Zucula vescovo da Concordia dell'ordene dei Frati Menori et al suo ordene perpetualier a dedicata, come apre nela concesion de sua bolla MCCLXXXI ad X marzo. I minori Conventuali ressero la chiesa fino al 1769, anno della loro soppressione. Il 20 agosto 1770 chiesa e convento furono acquistati dal Capitolo diocesano. La chiesa fu demolita nel 1830-31, ed il materiale sano fu utilizzato per la costruzione del duomo. Il ricordo di questo complesso dedicato al santo di Assisi sopravvive nel vicino toponimo di "Rione S.Francesco".
All'imbocco di Via S.Pellico, sulla sinistra, un cippo confinario, col leone di S.Marco "in moleca", reca la data del 1963.
Via martiri termina con il palazzo Dal Moro, dei secc. XIV e XV. La nota saliente di questo edificio sono le numerose inserzioni di formelle, patere, bassorilievi. Tra quest'ultimi sono da segnalare quelli di epoca romana, provenienti dalla vicina dalla vicina Concordia, in particolare un suonatore di siringa, dal plastico modellato, accanto al portone principale , una testa di Giove Ammone e due cani affrontati con la scritta Paridi canaci nell'angolo con via Abbazia.
La strada è chiusa scenograficamente dalla porta di S.Gottardo. Costruita probabilmente verso la metà del sec. XII, e chiamata porta che va a Portovecchio, fu restaurata nel 1252-56. Dopo il 1281 ebbe il nome di porta di S.Francesco, dall'omonima chiesa vicina. Fu ristrutturata anch'essa alla metà del sec. XVI, allorchè il podestà Giorgio Gradenigo fece lastricare l'attuale via Martiri da porta a porta.
Il nome attuale di S.Gottardo ricorda un'altra chiesa, intitolata a questo santo, che sorgeva subito fuori dalla porta, dove adesso si trova la Casa di Riposo. Anche questa chiesetta fu demolita per utilizzarne il materiale nella fabbrica del duomo. Lo storico Degani la definiva di antica fondazione, e ricorda come, nel sec. XVI, per celebrare la festa di S.Gottardo convenissero a Portogruaro le genti di tutti i paesi vicini. All'aspetto religioso si univa quello profano, per cui vicino alla chiesa si erigevano baracche e osterie e vi si teneva un grande mercato con balli, giochi, spettacoli e tripudi. Per questo motivo nel 1584 il vescovo Nores proibì tutte queste manifestazioni.
L'attuale chiesetta di S.Gottardo, annessa alla Casa di Riposo, è stata costruita nel 1933 su progetto dell'ing. Aldo Scarpa.
Sulle spallette del ponte di S.Gottardo due iscrizioni ricordano la costruzione dello stesso 1523 ad opera del podestà Matteo Soranzo (iscrizione di sinistra) mentre era doge di Venezia Antonio Grimani (iscrizione di destra9. Belli gli stemmi cittadini. al limite settentrionale del borgo S.Gottardo, verso viale Isonzo, Al limite settentrionale del borgo, verso viale Isonzo, era ubicato il cimitero degli Ebrei che, chiamati a portogruaro nel 1575 per aprirvi un Banco di pegno, nel 1620 acquistarono un pezzetto de cortivo con fondo di terra di tavole sessantadue con una casetta di paglia sopra detto fondo, posta in borgo di S.Francesco, proprio per adibirlo a cimitero. Le lapidi funerarie provenienti da questo cimitero sono conservate al Mudeo archeologico. Il Banco degli Ebrei fu attivo in Portogruaro fino al 1666, quando fu decisa l'istituzione del Monte di Pietà.

Brano tratto da "Portogruaro" di Roberto Sandron con l'autorizzazione dell'Associazione Pro Loco Portogruaro

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